Pagina (84/965)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quell’epiteto di Furioso, sebbene [67] per lunga abitudine noi non ce ne accorgiamo, sa di latinismo. In Orlando il furore, nel senso italiano, è un accessorio, mentre l’importante è la pazzia.(120) Però Lodovico avrebbe scelto un altro vocabolo, se il latino furere, con tutta la famiglia, non esprimesse entrambe le idee. Specificatamente, esercitò forse una certa efficacia sul suo pensiero un titolo di Seneca, al quale il suo viene a rassomigliare non poco: Hercules furens.(121) Insomma, nella storia dei frontespizi si può qui scorgere riflessa quella dell’epopea romanzesca. Vi si vedono le trasformazioni proceder lente, graduate; vi appare il Boiardo iniziatore di novità; si vede l’Ariosto spingere il romanzo nella direzione del mondo antico, nel tempo stesso che si manifesta strettamente legato col Conte di Scandiano.
      Se il titolo mi ha trattenuto, devono trattenermi un poco anche le ottave, che chiamerò proemiali. I versificatori di romanzi cavallereschi non s’eran punto lambiccati il cervello per escogitare un esordio solenne. Al posto del portone essi collocano un uscio ordinario. Un’invocazione a Dio o ai santi, quale s’usava al principio di ogni singolo cantare(122), basta per lo più ad appagare il loro gusto non troppo schizzinoso, e le pretese assai modeste degli ascoltatori e dei lettori. Lo stesso Pulci non s’incomodò a cercar altro: rifece un’ottava dell’Orlando, e buona notte. Ma a poco a poco il classicismo dagli strati [68] sommi della letteratura s’infiltrava negl’infimi; e allora nacquero quelle invocazioni ad Apollo o alle Muse, che in opere di cotal genere riescono forse ancor più stucchevoli degli esordî sacri.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





Furioso Orlando Però Lodovico Seneca Hercules Insomma Boiardo Ariosto Conte Scandiano Dio Pulci Orlando Apollo Muse