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      67). Egli ne parla come se i lettori non ne avessero notizia; mentre quegli odî sono il pernio di tutta quanta la letteratura romanzesca toscana del ciclo di Carlo. In ciò vedo una riconferma di cose già dette: il Furioso non è il frutto più maturo dell’evoluzione normale del nostro romanzo [123] cavalleresco, bensì l’opera di un sommo artista estraneo alla materia, che cerca qua dentro un soggetto, e nulla più.(314)
      Quanto al tradimento meditato ed eseguito da Pinabello, già il Panizzi avvertì come fosse imitazione di ciò che per lui è il Gyron le Courtoys, e che noi diciamo il Palamedès.(315) Egli imitava: altri, molto tempo innanzi,(316) aveva tradotto o messo in rima. Giacché non dovrebb’essere posteriore al principio del secolo XIV la traduzione toscana di cui lo Zanotti trovò - in un codice allora Gianfilippi, ora parigino(317) - e diede in luce un frammento.(318) Invece di frammento oso anzi dire un esemplare imperfetto: poiché non è già da credere che l’anonimo interprete rendesse italiano tutto l’immane romanzo. Il lavoro suo ebbe, secondo me, a limitarsi ai casi di Brehus colla donzella e al soggiorno nella caverna dei Bruns,(319) ossia alla parte che s’ha rimata, per lo più fedelmente, nei sei cantari di Febusso e Breusso.(320)
      [124] L’avventura del Palamedès non ha bisogno che d’essere esposta, perché i rapporti col caso di Bradamante appaiano più chiari del sole. È accaduto uno scambio di sesso: nel romanzo francese era un uomo il tradito, una donna la traditrice.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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