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      (408) L’impresa della nostra donzella fa risovvenire quella del Bon Chevalier sans Paour nel Palamedès, allorché si conduce al castello del feroce Nabon, affine di liberare il Bon Chevalier de Norgales, e domanda battaglia, credendo, se riesce vincitore, di ottenere l’intento.(409) Atlante, incitato con un suono di corno ad uscire e a combattere, trova riscontri a centinaia, ma neppur essi meritevoli di una sola parola. È questo un costume che ha continue applicazioni nei romanzi d’avventura. Del combattimento ho già detto abbastanza.(410) Il Mago messo al disotto (st. 26), si può a mala pena collocare accanto a Falerina, sorpresa e legata da Orlando (Inn., II, IV, 26). Piuttosto, certe preghiere del vinto (IV, 33) somigliano a quelle di Morgana, la quale supplica il nipote di Carlo che le voglia lasciare uno de’ prigioni suoi, il giovinetto Ziliante. Ed Orlando, mal provvido, la prima volta consente (Inn., II, IX, 21). Così gli tocca poi di ritornare; nuovamente s’impadronisce della fata, e [141] questa volta, sordo a’ suoi pianti e alle preghiere, trae fuori il giovinetto (Ib., XIII, 24).
      Nel castello è una moltitudine di cavalieri e dame, trasportati là dentro dal Mago, affinché la dimora rincresca meno a Ruggiero. Castelli dove stanno rinchiusi prigionieri d’ambo i sessi in gran numero, se ne incontrano a ogni passo; e neppure difettano le prigionie, in cui, salvo la libertà, di nulla si manca;(411) ma dalle reminiscenze de’ miei romanzi non mi riesce di cavar fuori un esempio, dove gl’imprigionamenti siano diretti allo scopo che hanno qui.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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