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      C’è tuttavia una novella di simile orditura negli Hecatommiti del Giraldi (Introd., nov. IX), in cui l’ingannatrice è una donna. Questa io credo ispirata direttamente dall’episodio del Tirante, per quanto siano enormi le differenze che ne la disgiungono.
      Non si dirà, spero, ch’io usurpi un territorio non mio, permettendomi di aggiungere qualche osservazione d’altro genere. Chiunque legga attentamente la narrazione dell’Ariosto, deve di necessità accorgersi di certe inverosimiglianze. Le ragioni adoperate da Polinesso per indurre Dalinda ad accoglierlo vestita e acconciata alla foggia di Ginevra, non hanno valore di sorta (V, 23). E se c’è persona che non se ne possa lasciar persuadere, è appunto la cameriera. Che costei sia disposta a favorire le nozze dell’amante colla principessa, sta bene; accade a molti di sposare una donna e di amarne un’altra; ma ciò che Polinesso le chiede, non può essere consentito dall’amor proprio di nessuna femmina. L’Ariosto stesso, con quel suo buon senso a tutta prova, s’accorge della magagna, e cerca di palliarla, facendo dire a Dalinda, non aver essa badato, come colei che era lontana da ogni sospetto,
      Che questo in che pregando egli persevraEra una fraude pur troppo evidente.
      (V, 26.)
      Ebbene, il confronto col Tirante spiega il difetto. Il nostro poeta dovette surrogare qualcosa di più onesto alle sconcezze del suo originale. Ora, le sostituzioni parziali sono sempre difficilissime. Spesso costerebbe minor fatica il rifare di pianta.
      A questa maniera il nodo dell’azione mi par sciolto.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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