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      Anche in quello un’isola fatata;(478) e in quell’isola un’incantatrice amorosa. Anche di Carandina non costa nulla l’ottenere l’amore; essa medesima si abbandona vogliosa al primo venuto (I, 36); ma stia poi certo l’amante di dover presto sgombrare il posto ad un successore. Testimonio Mambriano surrogato da Rinaldo (I, 71; 81). Immaginando la sua isola, il Cieco non fece del resto che rifoggiare elementi fornitigli da altri autori. Nell’invenzione sua è facile vedere come si riflettano Omero,(479) Virgilio,(480) il Boiardo.(481) Però, quasi non si può fare alcun confronto col Mambriano, in cui subito non rivendichino una parte opere più insigni, notissime ancor esse all’Ariosto. Il quale si fa innanzi, non già come imitatore, ma come emulo del Cieco. Ciò non impedisce che non gli sia debitore di parecchie idee, e [165] più che tutto del pensiero di comporre insieme certi elementi. Chi entra in gara, soverchî pure quanto si vuole il rivale, gli deve più che egli stesso non creda. Ma è indubitato che per spiegar bene l’isola d’Alcina ci vuole assai più che un semplice confronto coll’isola di Carandina. Nella composizione ariostea entrano molti ingredienti estranei all’altra; quindi è indispensabile considerarla a parte a parte, e non risparmiar l’attenzione.
      In questa sua isola l’autore ci ritrae una di quelle regioni fantastiche, che sono sogno perpetuo dell’umanità, non abbastanza soddisfatta della dimora in cui si trova confinata. Per gli uni è l’Eden; per altri l’isola dei Feaci, l’ elüsion pedìon, le isole dei Beati,(482) l’isola d’Avalona,(483) il «païs de faerie», il «paradiso diliziano», la «terra repromissionis sanctorum»,(484) ecc. ecc.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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