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      A noi, che dobbiamo prenderci la briga di sceverare i componenti, la complicazione parrebbe bastevole. L’Ariosto pensò altrimenti; e dal suo punto di vista ebbe ogni ragione. Che poco opportunamente egli faccia dapprima «mandare in terra» (st. 54), non un’orca soltanto, ma «tutto il marin gregge», sarà forse amplificazione determinata dall’ufficio che Proteo esercita di pastore degli «immania... Armenta» di Nettuno (VIRG., Georg., IV, 394), forse frantendimento dell’«omnis incubuit Pontus» di Manilio(603); sicché per questa parte non sconfiniamo dai limiti già segnati. Ma nelle leggende di Andromeda e di Esione basterà il sacrificio di una sola donzella per liberare il paese.(604) Nell’episodio ariosteo non già: ogni giorno abbisogna una nuova vittima (st. 57). Qui insomma si tratta di nutrire un mostro a carne umana. Per questo lato il racconto si accosta dunque alla favola del Minotauro, e più a certe narrazioni boiardesche, che servono di anelli intermedî. Ché nell’Innamorato (I, VIII, 48 sgg.) abbiamo un mostro, nato di abbominevole incesto con una donna morta, al quale si getta ogni giorno qualche infelice (st. 52), che gli abitatori di Rocca Crudele riescono a mettere in trappola colle loro frodi (st. 17). Poi vi troviamo il drago del giardino di Falerina, a cui si somministra per razione giornaliera un cavaliere e una dama, [200] estratti via via a sorte tra i disgraziati che una cattiva stella mette in potere della gente d’Orgagna (I, XVII, 8; II, III, 50). Analogo a questi è anche il caso di Forisena, figliuola del re Corbante, salvata fortunatamente da Rinaldo, Ulivieri e Dodone, nel canto VIII dell’Orlando, e nel IV del Morgante che gli corrisponde.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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