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      »(872) La sera prendono alloggio in un castello, e la perfida, d’accordo col drudo, trova un artifizio per andare a lui e lasciare fino al mattino Meliadus, senza che questi si metta punto in sospetto della verità. La medesima storia si rinnova le notti seguenti, tanto che giungono un pomeriggio al luogo del torneo. Quel giorno Meliadus non porta armi. «A l’endemain si fis armer le mauvais chevallier»,(873) il quale, a buon conto, lo previene «que il ne pourroit porter armes se pou non(874); car il ne [se] sentoit mie trop bien.»(875)
      Armati che sono, il cavaliere codardo si fa cedere il cavallo di Meliadus, e gli dà il suo per il torneo, col pretesto che sia migliore d’assai. Così «nous fusmes au tournoiement. Je commençay tout erraument(876) a faire ce que je devoie et povoie.»(877) Meliadus rompe una prima lancia; l’altro si guarda bene dal fare altrettanto; «ainçois(878) [se] tenoit tout coiement(879), et regardoit toutesvoies ce que je faisoie, et venoit(880) après moy tout adès(881), mais ja coup n’y ferist.»(882) Intanto Meliadus s’affanna talmente, «que je vainqui le tournoiement en toutes guises, si que tous m’en donnerent le pris et le los(883)».(884) Sbaragliata la parte avversa, chiede al compagno, se abbia visto dove sia ito un certo cavaliere, col quale ha odio mortale. Quegli risponde che sì, e gli indica una direzione. Meliadus ci s’avvia, e cavalca, e cerca per la foresta, senza nulla trovare. «Et j’avoie chault trop durement; car le jour avoie tant travaillé, comme je vous ay dit; et encores portoie je mon heaulme lacé en ma teste.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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