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      Costei, come quell’altra di cui si parlò a lungo a proposito del [279] secondo canto,(941) si studia subito di procacciarne la rovina, e indottolo ad avventurarsi, per passare la notte, in un castello dov’è odiato a morte (f.o 675), manda a significare la sua presenza al signore del luogo. Ciò fatto, dopo aver aspettato invano l’effetto del suo tradimento, se ne va di nascosto nella villa ad un suo drudo, bruttissimo, codardissimo, «et le plus ennuyeux et le plus villain, et de parolles et de fait, que l’en sceüst en toute la contree».(942) Quanto a Brehus, nessuno lo disturba per quella sera; il signore non vuol usare perfidia, e però si riserba di far le vendette allorché il suo nemico sia uscito dal castello. Questi propositi non restano nascosti al Sans Pitié, il quale subito coglie anche nel segno, accagionando d’ogni cosa la donzella. Ed ecco che quando l’indomani ha ripassato le porte, trova quaranta cavalieri pronti ad aspettarlo. Sennonché, avendo egli chiesto al leale signore la facoltà di difendere le ragioni sue contro un solo campione, subito se la vede concessa. E siccome ha poi la fortuna di ferire a morte l’avversario, ben presto è lasciato continuare il cammino, senz’altro disturbo. Cavalcando, trova in quello stesso giorno la perfida donzella ed il suo bel damo,(943) che lo avevano preceduto sulla medesima via (f.o 680 v.o). «Quant la damoiselle, qui moult savoit, voit qu’ell’est retournee entre les mains de Brehus, elle ne scet qu’elle doye dire. Durement est espoventee, car elle scet tout vrayement que le mauvais chevalier qui la conduit ne la pourra contre Brehus defendre.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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