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      Una Sibilla, com’aggio sentito,
      Già stette a Cuma, al mar Napolitano;
      E questa aveva il padiglione ordito,
      E tutto lavorato di sua mano;
      Poi fu portato in strane regïone,
      E venne al fine in man di Dolistone.(1451)
      (St. 51.)
      Cassandra ha vaticinato d’Ippolito: la Sibilla Cumana, di ben dodici Alfonsi, tre dei quali soltanto attraggono l’attenzione di Matteo Maria; e l’ultimo di questi tre, tuttavia fanciulletto, è appunto il fratello del futuro Cardinale.
      [378] Ciò che il Boiardo può rivendicare qua dentro come proprietà sua, non è di certo la rappresentazione figurata di cose future; lo scudo di Enea presso Virgilio (Aen., VIII, 626-728) è un precedente troppo noto. E nemmeno, come sto per esporre, è nuova la descrizione di un padiglione storiato. E padiglioni storiati accadeva di poter contemplare anche cogli occhi proprî. Straordinariamente ricco uno che la città dell’Aquila donò a re Alfonso il Magnanimo, dove si vedeva una moltitudine di personaggi, antichi e moderni, storici e favolosi.(1452) La novità consiste solo nell’applicazione di una cosa all’altra, ossia nell’averci dato un padiglione profetico.
      Il descrivere padiglioni era già abituale ai romanzieri francesi. Gli autori di vere e proprie «chansons de geste» mettono il piede, ma non sguazzano in queste acque: citerò il padiglione di Carlo Magno nella prima rama dell’Ogier, di Gaydon nella composizione di cui egli è l’eroe (v. 316-27), del soldano nell’Othevien (v. 1781-93)(1453). Ma se qui abbiam pochi tocchi, danno luogo a descrizioni più o meno diffuse il padiglione di Alessandro nell’Alessandreide in dodecasillabi,(1454) di Adrasto nel Roman de Thèbes (v. 2922-58), di Bilas nell’Athis et Prophilias(1455), di Renart nel Renart le Contrefait(1456); cui potrà aggiungersi l’addobbo della nave nel Floriant et Florete.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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