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      (1457) E francese di linguaggio è l’esemplare nostro di data accertabilmente più antica: il padiglione, già ricordato altra volta,(1458) di Foresto nell’Attila di Nicola da Casola. Della fase toscana indicherò il padiglione di Almonte, descritto in prosa nell’Aspramonte di Andrea da Barberino, l. III, c. LI; quello di [379] Mambrino nel Rinaldo in ottava rima, c. XX;(1459) di Nuvolone nel Danese;(1460) di Guidon Selvaggio nel poema riccardiano già indicato altrove,(1461) I, 117-23, e nell’Ancroia, I, 65-80; di Luciana nell’Orlando, c. XXVIII, e quindi, con enorme amplificazione, nel Morgante, XIV, 44-86.(1462) La descrizione dell’Orlando, a giudicare dalle sole due stanze che la perdita di un foglio ce ne abbia lasciato,(1463) era pressoché identica con una che s’incontra per così dire vagante, e che è data quale opera di un maestro Michele da Siena. Essa è riportata integralmente, qual Padiglione di Filidoro, in un libro delle Storie in prosa di Rinaldo, e precisamente nel Castello di Teris;(1464) in un Guidon Selvaggio prosaico (l’allegazione del primo verso e l’indicazione dell’autore bastano bene a identificarla) è messa in rapporto con Guidone;(1465) in coda poi all’antica stampa del Fierabraccia occorre appunto come «padilion del re Fierabraccia»,(1466) mentre dalla fine resulta che quale ivi ci si presenta doveva aver preso posto in un poema di storia romana e descrivere un padiglione di Annibale. Né qui finiscono le metamorfosi sue, che io neppure presumo di conoscere tutte.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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