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      L’Ariosto si solleva assai più in alto; egli s’ispira al pensiero della patria, e pone [382] sotto gli occhi ai Francesi l’esito funesto delle loro calate in Italia, ogniqualvolta vennero nella penisolaPer porle il giogo e farsene signori.
      (XXXIII, 12.)
      La morale è ben chiara; e davvero il poeta che cantava a quel modo in un’età nella quale il nostro povero paese era manomesso da un accavallarsi non più visto d’invasioni straniere, faceva opera veramente civile.
      Come nacque nell’Ariosto il pensiero di questa rassegna storica? - Ce lo fa intendere un frammento di ottantaquattro stanze, che ognuno può leggere tra le Opere minori.(1478) Quel frammento era una giunta preparata per il poema, ed avrebbe dovuto prendere il luogo che fu poi assegnato alla sala. Invece di dipingere le pareti della Rocca, Lodovico aveva prima smaltato lo scudo di Ullania.(1479) E la materia era ben più vasta: si ritraevano tutte le guerre e le devastazioni dell’Italia, dal tempo della traslazione della sede imperiale da Roma a Bisanzio. L’opera si fingeva eseguita dalla Sibilla di Cuma - artefice, come s’è visto, anche del padiglione di Brandimarte - per distogliere Costantino dal funesto consiglio, ammonendolo dei grandi mali che ne sarebbero usciti. Ora, conosciuta questa forma primitiva del disegno, ognuno vede l’emanazione dal poema virgiliano e dallo scudo di Enea. Che se in quello si vedeva rappresentata una serie non interrotta di glorie e trionfi, e nello scudo di Ullania all’incontro una triste sequela di calamità, gli è che pur troppo tali erano state le sorti dell’Italia.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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