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      Tutto sta nel decidere quale dei due. Ma e che si dirà di una sentenza che li condanni entrambi? Sicuramente: anche il Barbaro, nonostante quel suo, ut a certis auctoribus traditur, che pareva ispirare tanta fiducia. A uno scandolo così grave convien rassegnarsi, perché un caso identico nella sostanza, diverso solo in certi particolari, è raccontato anche da scrittori che precedettero di secoli i nostri due, e riferito nientemeno che alle persecuzioni infierite contro i Cristiani nell’età romana imperiale.
      Domanda di far valere per il primo la sua autorità uno storico bizantino del secolo undecimo, Giorgio Cedreno. Una giovane cristiana dei tempi di Diocleziano, bellissima e vergine, non potuta indurre con nessun mezzo a sagrificare agl’idoli, è abbandonata ad un soldato. Se essa non cederà alle sue voglie, sarà fatta morire. La poveretta, non sapendo a qual partito appigliarsi tra il venir meno alla fede e alla castità, chiede consiglio ad Antimo, vescovo di Nicomedia, che non molto appresso doveva egli pure incontrare il martirio. Questi dichiara doversi preporre a ogni modo la fede. Il consiglio non dissipa ogni perplessità: la donna vorrebbe conservare intatti ambedue i beni. Rinchiusa col soldato - qui mi giova tradurre - «lo pregò di risparmiarla, promettendogli degna ricompensa. Io sono maliarda, essa dice, e ti darò un farmaco, conciliatore d’immortalità, col quale ungendoti, rimarrai invulnerabile nelle battaglie. - E affinché potesse farne esperimento, lo pregò di permetterle che apparecchiasse questo rimedio.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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