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      Dell’altra storia dobbiamo esser grati ad un codice Laurenziano, e precisamente il Mediceo-Palatino 101, tomo II. Vi si contiene un romanzo assai più lungo del Rambaldo, in prosa esso pure. Non ha titolo nel manoscritto: ma dal nome dei due protagonisti lo potremo legittimamente chiamare Aquilante e Formosa. Costoro non sono altri se non i due figliuoli di Riccieri e Galiziella(1951). Sarebbe affatto fuor di proposito il dare, non dico un sunto, ma un’idea di questa composizione, che riempie da trecento quaranta pagine. A noi non importano se non i punti che tanto quanto hanno attinenza colle cose dette o dal Boiardo o dall’Ariosto.
      Anche secondo questo autore Galiziella è salvata dalla pietà del fratello. Di un’altra infelice arsa in luogo suo qui non si dice. Almonte usa un partito più semplice: «Per chanparlla fece dire averlla mortta». Affidata da lui ad un padrone che la passi ad Arganoro,(1952) essa prende il mare. Una procella fuorvia la galea, e la spinge verso la spiaggia di Damiata. La donna, pensando che in Arganoro sarebbe tenuta in prigione, medita come rendersi libera. Col pretesto di strane voglie - è gravida, e n’ha il diritto - si fa recare la sua armatura e s’arma di tutto punto; quindi chiede imperiosamente di esser messa a terra. Siccome il padrone rifiuta, senza tanti complimenti lo ammazza; di poi, scagliatasi contro i marinai, tanti ne ferisce, [514] che tutti si riducono a obbedienza e fanno ciò che essa ha domandato. Non però si salvano: come la donna è sul lido, una burrasca, suscitata per le preghiere di lei, manda a picco il legno.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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