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      Viemmi adunque incontra, Signor mio; et accogli così voluntieri questa anima, come essa voluntieri a te ne viene.(2015) E di questo modo parlando,(2016) e con le braccia aperte, quasi che in quel punto abbracciar lo volesse, se ne morì.»
      I mutamenti introdotti da Lodovico nella materia che gli era porta dai suoi modelli, non ne alterano punto la sostanza; bensì possono fornir soggetto di riflessioni istruttive a chi ben le consideri. Quanto a me, non voglio qui scorrazzare fuori del mio campo. Mi limito dunque ad una sola osservazione. Il nostro poeta ha ingrandito le proporzioni del quadro. Però gli è anche sembrato convenevole di aggiungere qualche nuova figura. Voglio alludere alla vecchia cameriera, che, ingannata circa i disegni della sua signora, apparecchia il veleno (st. 66-67). Essa ci ricorda, in un certo senso, l’Anna di Virgilio.
      Le altre cose che riempiono il resto di questo canto XXXVII, si spiegano in poche righe. Marfisa, Bradamante, Ruggiero, [527] mettono fine alla malvagia usanza. Tentare l’impresa, era per essi stretto dovere di cavalleria; riuscirci, necessità intrinseca del posto che occupano nella gerarchia dei prodi. Le usanze malvagie non si creano già dai romanzieri per altra cagione, se non perché i pari loro abbiano la gloria di distruggerle. Le particolarità non ci offrono molto di osservabile sotto l’aspetto genetico. L’istituzione di una legge contraria, non è che una più recisa distruzione. Così in castelli dove si costumava fare offesa ai cavalieri della Tavola Rotonda o in generale agli Erranti, vediamo imposto di onorarli quind’innanzi quanto si possa.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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