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      Gli avversarî sono così scelti dall’Ariosto, che ne nasca nei suoi due personaggi favoriti, Bradamante e Ruggiero, uno di quegli stati di turbamento e d’interno contrasto, ch’egli sa così bene scrutare, così bene rappresentare (st. 68-72).
      Alla scena solenne dei giuramenti in mezzo al campo (st. 76-88) i romanzi non hanno che contrapporre, se pur non fossero due stanze del Cieco (Mambr., XIX, 57-58). Non diremo già altrettanto dell’epica classica: eccoci Omero (Il., III, 245-323), ed eccoci Virgilio, suo imitatore. All’Ariosto servì di modello l’imitazione virgiliana;(2134) ché certe analogie peculiari con Omero, paiono da ritenere semplici incontri. Quanto da vicino sia stato seguito il poeta Mantovano, apparirà subito a chi voglia paragonare accuratamente i due testi.(2135) Solo i giuramenti dei due campioni (st. 86-87) rimangon scoperti. Essi anticipano e raddoppiano, più forse che non preparino, il poi.
      Il duello, e per le insolite armi, e per la condizione peculiare d’uno dei campioni, si toglie dal consueto. Sono poche stanze (XXXVIII, 89-90, XXXIX, 1-2); ma tali, che io le preferisco alle moltissime che s’hanno certe altre volte. Poche, perché subito la zuffa è turbata dalla violazione dei patti per parte d’Agramante. Questo scompiglio si lega intimamente coll’azione [555] del poema: nasce dalla situazione crudele in cui si trova Bradamante, e dal vivo interesse che ha sempre preso Melissa alle cose sue (XXXVIII, 73). Eppure - cosa di certo meravigliosa - c’è ancora di mezzo un’imitazione.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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