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      E in verità è curioso il vedere in cose siffatte lo stesso episodio di un prosatore servire ben due volte di modello a un poeta. Confrontando le due emanazioni, si nota che, in certo modo, esse si vengono a integrare. Questa seconda è più prossima;(2182) qui l’Ariosto, in luogo d’invertire le sorti, [567] manda a fondo il palischermo e guida a terra la nave abbandonata,(2183) precisamente come fa il Boccaccio; nondimeno trascura certi particolari che aveva invece riprodotto nell’altra.
      Ruggiero, sceso ancor egli nel palischermo, più fortunato dei compagni, si salva sopra un’isoletta, per forza di nuoto e di voti (XLI, 21-22; 47-51). Egli m’ha un po’ l’aria di Ulisse, quando, dissipata dai flutti la zattera, dopo due notti e due giorni passati in grembo alle onde, giunge in prossimità dell’isola dei Feaci, e, con una calda preghiera a un ignoto Dio fluviatile, riesce felicemente a toccar terra (Odissea, V, 365-454).
      Di Ruggiero sullo scoglio e dell’incontro coll’eremita, non dirò qui nulla.(2184) Mi limiterò a fermare un momento l’attenzione su certe rivelazioni divine (st. 61-67), grazie alle quali si viene a spingere lo sguardo oltre i limiti segnati all’azione del poema. Già il Boiardo (II, XXI, 54) aveva fatto vaticinare, come il battesimo, così anche l’uccisione di Ruggiero per mano dei [568] perfidi Maganzesi.(2185) Su quei pochi cenni l’Ariosto ricama un’esposizione più particolareggiata, e soppresso il periodo germanico,(2186) rannoda senz’altro all’assassinio lo stabilimento della famiglia


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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