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      (36) [1] Ult. st.: «.... Io vo’ che Mambrïan sia intitulato Il libro ove è fondata l’opra mia, Ché simel titol da Turpin gli è dato, Scrittor famoso, il qual non scriverria Per tutto l’or del mondo una menzogna; E chi ’l contrario tien, vaneggia e sogna.»
      (37) [2] Per es. XXXIII, 90: «E i troncon de le lancie andâr sì in su, Scrive Turpin, se l’è vero, io nol so, Che ben tre giorni stêrno a tornar giù; Judicate fra vui come l’andò.»
      (38) [3] XXIV, 2: «Ma conoscendo in le cose moderne De non poter ben satisfar a tutti,.... Dirò de tal che Dio sa se ’l fu mai!»
      (39) [1] Naturalmente sono costretto a toccare di volo cose, le quali avrebbero bisogno d’esser trattate ampiamente. Il confronto della maniera e dello stile dei due poeti sarebbe argomento pieno d’interesse, ch’io non so ancora trattato di proposito, salvo di recente da P. Micheli, in un opuscolo (Dal Boiardo all’Ariosto, Conegliano, 1898) dove le cose buone non difettano, ma di cui l’autore stesso riconosce le manchevolezze. Uno studio metodico porterebbe, credo, a distinguere diverse fasi nell’Ariosto medesimo. Come ogni scrittore, egli non fu fino dal principio ciò che poi diventò. In generale, mano mano che procedeva, si venne accostando maggiormente al Boiardo; intese meglio la natura della materia romanzesca, scherzò più spesso e con miglior garbo, e riuscì più felice nella digestione e nella trasformazione degli elementi. Questo nella composizione del Furioso. Terminato il poema, le tendenze sue proprie, fomentate dalle condizioni esterne, paiono aver ripreso il sopravvento.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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