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      E certo egli aveva buon giuoco contro un uomo, che, trovando frammisti alla prosa dei versi dell’Ariosto, e versi che rimano (p. 81, e cfr. anche 59 e 62), era stato così cieco, da credere che il poeta li prendesse dal prosatore. Non è da ammettere invece un preteso eco del Tasso, voluto allo stesso modo dal Fanfani. Il quale peggio ancora sbalestra, allorché pretende, non solo che sia da discendere al secolo XVII, ma che s’abbia qui una contraffazione intenzionale dello scrivere antico. L’arcaismo è dato dalla natura del modello. E il Fanfani era del resto caduto lui stesso nell’errore medesimo che rimproverava altrui, quando, Etruria, II, 146, aveva giudicato «copia gelosamente fedele di un antico codice» (penserà bene al trecento) il Magliabechiano II, I, 17, e però il testo che ivi si contiene. E spropositava del pari, sebbene in modo perdonabile, assentendo al Melzi, che del testo magliabechiano fosse compendio il tassiano; mentre ora bastano i dati forniti dal Löseth a p. 456 per accertare che i due sono fra loro indipendenti. Gli è sempre grazie al Löseth, e in particolare alla pagina medesima, che ho potuto assodare la derivazione di entrambi dalle stampe.
      (106) [3] Cfr. anche solo l. VIII, st. 85, con Löseth, p. cit.
      (107) [4] Gli egregi fatti del gran Re Meliadus ecc.
      (108) [5] Parigi, 1891: n.o 82 della Bibliothèque de l’École des Hautes Études.
      (109) [1] Entrambe le opere appartengono alla Collezione bolognese della «Commissione pe’ testi di lingua». Nell’Introduzione del Parodi, insieme col testo suo, si troveranno studiati anche gli altri nostrali.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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