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      HÜBSCHER, p. LVII.
      (231) [2] V. Rinaldo da Montalbano, p. 85; (Propugn., III, II, 114).
      (232) [3] Cod. furano.
      (233) [4] Cod. quelli cari fratelgli. E c’è bene il caso che volere sia da correggere in vedere.
      (234) [5] Lascio il verso qual è, per non mutare arbitrariamente. Forse uscì storpio dalla penna dell’autore.
      (235) [1] Che un fatto simile ci si offra in un poema semidotto della seconda metà del quattrocento, qual è il Troiano tante volte stampato (V. Zeit. f. roman. Philol., II, 240), è invece meno notevole assai. Ecco come ivi principia il canto sesto: «In questo mondo nulla cosa veggio Da farvi su speranza e fondamento; Nostra vita mortal sì mi par peggio Che un debil fumo, quando el tra’ vento; E dimanda chi è ’n basso o in alto seggio, Non è chi sia di sua sorte contento; Non è contento il re Priàm, che esorta L’andata in Grecia, e suoi baron conforta.» Una specie di proemio morale, riguardante esso pure la mutabilità della fortuna (cfr. Inn., I, XVI) anche nella Teseide, I, VI. In questo poema il Boccaccio ripiglia per lo più il racconto senza proemî, alla maniera dei classici; ma altre volte si avvicina anche al fare dei cantatori, e non mal volentieri incomincia discorrendo del tempo (canti II, IV, X).
      (236) [1] V. per. es., I, VIII; ib., X; ecc.
      (237) [1] Troppo noto come questa potenza della primavera sugli animi si manifesti in tutta quanta la letteratura del medioevo, e come sia infinito il numero delle composizioni che incominciano col parlarci del ritorno della bella stagione, e che la dichiarano loro ispiratrice.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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