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      Qui non c’è nulla che sia fuori dell’ordine naturale. E si soggiunge che, giusta le storie degli eroi germanici, era proibito di portare in duello scudi cosiffatti.
      (314) [1] V. pag. 35-39.
      (315) [2] Lo ridissero poi il Mazuy, Roland Furieux, I, 53, ed il Bolza, p. XXI. Qual riscontro il Panizzi riferisce altresì l’inganno col quale presso Darete (II, 15) Ulisse e Diomede si sbarazzano di Palamede. E qui probabilmente egli aveva prima creduto di ravvisare la fonte.
      (316) [3] E più tardi fece altrettanto l’Alamanni: Gyrone, lib. XII-XIV.
      (317) [4] Il codice Gianfilippi fu venduto a Parigi dal libraio Tosi; e gli errori in cui cade il Tosi nel parlarne (Bibliogr. dei rom. cavall., Milano, 1865, p. 6-8) non tolgono nulla alla certezza che esso sia da identificare con quello, costituito per la massima parte da un Tristan, che alla Nazionale parigina porta ora il numero 12599. Me ne fanno ben sicuro i dati che il Löseth mi somministra nelle pp. 47, 459 n. 4, 460 n. 5, 489.
      (318) [5] Più che nella stampa primitiva, dentro al Poligrafo di Verona, t. II, (1834), la pubblicazione dello Zanotti è accessibile nella riproduzione fattane dal Palermo, Febusso e Breusso (V. sotto), pag. XCVII-CLXXIII. L’editore ritenne che la forma dei caratteri riportasse alla fine del sec. XIII il manoscritto; e il Löseth (p. III) verrebbe a dargli ragione, posto che il giudizio suo si riferisca al codice tutto intero. Ma è da andar cauti nell’accettare la datazione, che riporterebbe ancora più su la versione italiana, di cui non si vede che s’abbia qui addirittura l’originale.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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