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      2 sgg.). Questa descrizione e le sue somiglianze con quella dell’Ariosto (non tali tuttavia da potersene dedurre sicuramente un rapporto), mi sono state segnalate da Guido Mazzoni.
      (497) [1] Cfr. Inn., st. 23, «Dolce pianure e lieti monticelli. Con bei boschetti de pini e d’abeti, E sopra verdi rami» ecc.; Fur., st. 20-21, «Culte pianure e delicati colli.... Vaghi boschetti di soavi allori.... E tra quei rami» ecc.
      (498) [2] V. anche Mambriano, I, 54.
      (499) [3] Il Giardino di Falerina ha ispirato altresì l’Agostini, VIII, 39. E non potrebbe negare di avergli obbligo il Cieco, sebbene più ancora abbia fatto suo pro dei giardini di Venere in Cipro, dei quali sto per dir qualcosa nel testo. Si cfr. la st. 54a del Mambriano (c. I) colla 71a della Giostra (I, I). Eppure il Ginguéné, copiato poi da molti, pretese che il Cieco, con questa sua Isola di Carandina, desse il primo esempio dei giardini incantati!
      (500) [1] Stanze, I, 70.
      (501) [2] V. le note del Nannucci e del Carducci nell’ed. Barbèra del 1863 (Le Stanze, l’Orfeo ecc.).
      (502) [3] Che le Stanze non fossero stampate, a quanto si crede, fino al 1494, non toglierebbe che si fosser potute conoscere manoscritte. Si noti che la prima edizione è di Bologna.
      (503) [4] Delle tracce, leggiere tutte, che la descrizione del Poliziano ha lasciato in quella dell’Ariosto, noterò questa sola: Stanze, I, 88, «Fra l’erbe ove più ride primavera L’un coniglio coll’altro s’accovaccia»; Fur., VI, 22, «Fra le purpuree rose e i bianchi gigli.... Sicuri si tenean lepri e conigli».


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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