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      XII.
      (574) [1] Prima della grotta di Morgana il carbonchio aveva illuminato il suo modello, cioè quella che dal nome di chi vi scese nella più antica testimonianza che ne abbiamo (GUILELMUS MALMESBIRIENSIS, De gestis regum Anglorum, l. II, cap. 10), chiamerò la grotta di Gerberto. Di questo racconto si vedano indicate le ramificazioni dall’Oesterley, nell’ed. dei Gesta Romanorum, a proposito del n. 107. Una parte di esso penetrò nella leggenda virgiliana (V. COMPARETTI, Virgilio nel Medio evo, II, 78 nella 1a ed., II, 86 nella 2.a). E Virgilio ci porterà dinanzi alla memoria anche il palazzo fatto edificare da Nerone, di cui il vate profeterà come sia per durare finché partorisca una vergine, nel Roumans de Vespasien: «Il a fait faire un tel palais votisa), Tout d’escharboncles et de safirs petis; Li mortier fu de fin or esclarci. Quant li palais fu fais et bien polis, Ainsi reluist con solaus esclarcistb)». (COMPARETTI, op. cit., II, 196, o II, 212.) Qui ci si sentirà ravvicinati in modo speciale alle mura della rocca di Logistilla, pur trattandosi di una vicinanza fortuita.
      a) A volta. - b) Come risplende il sole.
      (575) [2] Pag. 113-4.
      (576) [3] Una menzione speciale meritano le quattro torri di diamante; la porta di diaspro, che permette di vedere dall’interno il di fuori senza esser veduti; e la sala, dove, «quando l’uomo era dentro, tutto si vedea» (si intenda il si come complemento indiretto) «d’innanzi come di dietro».
      (577) [4] LAVEZUOLA. Si veda particolarmente DIODORO SICULO, II, 10; e Q. CURZIO, V, 1, 32-35.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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