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      (584) [1] Mi affaccerò un momento ad un balcone, di dove l’occhio spazia su campagne che non sono qui di nostra spettanza. Nella Rabenschlacht Dietrich si fa indicare dal vecchio Hildebrand le schiere avversarie (st. 475-499; nel Heldenbuch del von der Hagen, Lipsia, 1855, I, 430). E qui abbiamo poi anche due altre enumerazioni, st. 536-553, e 560-563, di cui la prima invita a un confronto colla Chanson de Rol., v. 860-989.
      (585) [1] Con tutto ciò il poeta (st. 24) finge ancora d’impazientirsi e di proseguir solo per necessità: «Non par, signor, ch’io n’abbia detto assai, Che lasso son cercando ogni confino? E parmi ben ch’io non finirò mai! Pur mò se me appresenta il re Sobrino,» ecc. E si veda anche alla stanza 20, come si faccia scrupolo di ripetere cose già dette.
      (586) [2] V. p. 39 e 123.
      (587) [1] NISIELY.
      (588) [2] V. pag. 109.
      (589) [3] LAVEZUOLA; PANIZZI.
      (590) [4] Dalle due descrizioni del poeta latino è presa quella del Poliziano (Giostra, I, 105-106), che nondimeno sarà pur bene aver presente. Si descrivono le porte intagliate del palagio di Venere: «Nell’altra in un formoso e bianco tauro Si vede Giove per amor converso Portarne il dolce suo ricco tesauro, E lei volgere il viso al lito perso In atto paventosa: e i be’ crin d’auro Scherzon nel petto per lo vento avverso: La vesta ondeggia, e in drieto fa ritorno; L’una man tien al dorso, e l’altra al corno. - Le ignude piante a sé ristrette accoglie, Quasi temendo il mar che lei non bagne: Tale atteggiata di paure e doglie Par chiami in van le sue dolci compagne».


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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