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      Orbene: egli aveva poi preso con sé la donzella lì presente, e andava cavalcando col compagno. Tende un padiglione, col proposito di dimorarvi tre giorni o quattro. Si fa udire un grido. Helayn dormiva; Helyados, senza destarlo, corre a quella parte, e trova tanto da fare, che rimane assente ben tre giorni. Al ritorno, essendo di gran mattino, s’accosta pian piano, per non disturbare, e trova «cest chevalier et ceste damoiselle, qui dormoient bras a bras, et estoient ambedeux tous nus.» Il primo pensiero è di ucciderli entrambi così addormentati. Poi muta proposito. Destatili, rinfaccia il tradimento ad Helayn, che non osa opporre scusa. Quindi ha fatto prendere lui e la donna, e alla maniera che s’è detto, li trascina a Danayn.
      (1283) [1] LAVEZUOLA; PANIZZI; BOLZA.
      (1284) [2] Fur, XXI, 57.
      (1285) [3] «Sed uxor, quae jam pridem nomen uxoris cum fide perdiderat,» ecc. Fur., st. 58. Si cfr. gli ultimi due versi della st. 47.
      (1286) [1] Fur., st. 59.
      (1287) [2] «Quo [veneno] confecto, simulatur necessaria praecordiis leniendis bilique subtrahendae illa praenobilis potio, quam sacram doctiores nominant: sed in ejus vice subditur alia, Proserpinae sacra saluti. Jamque praesente familia, et nonnullis amicis et affinibus, aegroto medicus poculum probe temperatum manu sua porrigebat. Sed audax illa mulier, ut simul et conscium sceleris amoliretur, et quam desponderat pecuniam lucraretur,...». Fur., st. 60.
      (1288) [3] «coram detento calice, Non prius, inquit, medicorum optime, non prius carissimo mihi marito trades istum potionem, quam de ea bonam partem hauseris ipse.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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