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      E per questa paura danno gran trebuto al Prete Gianni
      (2040) [3] Del balsamo tocca la lettera con molte sue derivazioni, ma non come di un prodotto locale: «In predicto pallacio non accenditur lumen de nocte nisi quando nutritur de balsamo.» Bensì qual prodotto indigeno si rappresenta il pepe; e di questo si parla diffusamente. Mettendo insieme le due cose si potrebbe rifarsi di qui. Ma credo più verosimile assai che l’Ariosto abbia avuto presente ciò che scrive Fra Filippo da Bergamo alla fine del suo notissimo Supplementum Supplementi Cronicarum, ancorché né di balsamo, né di muschio, né d’ambra vi si faccia espressamente parola: «Ex India denique» (qui regna il Prete) «quæque preciosissima nobis perferuntur». E quindi, dopo una lunga enumerazione di pietre e spezierie, «manna quoque, et reliqua omnia aromatica ex huius Joannis Præsbyteri imperio nobis devehuntur.»
      (2041) [4] V. tutto il cap. 31 del Guerrino, sostanzialmente d’accordo cogli altri ragguagli.
      (2042) [1] V. per questa parte della leggenda d’Alessandro, SPIEGEL, Erânische Alterthumskunde, II, 614; ZACHER, Alexandri Magni Iter ad Paradisum, Königsberg, 1859; P. MEYER, Alexandre le Grand dans la Littérature française du Moyen âge, Parigi, 1886, II, 47, e Romania, XI, 219. Si sa bene di che si tratta; tuttavia qualche ragguaglio particolareggiato non sarà superfluo per tutti. Alessandro è al colmo della gloria e della potenza. Ritornando dall’India carico di preda, giunge al fiume Gange, «qui et Physon, cujus origo est Paradisus voluptatis.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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