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      Fa presso a seimila fuochi ed è molto abitata e popolosa, e lungo tempo il suo popolo visse in pace e unione, cioè mentre abitò nella campagna. Ma dipoi vi nacquero discordie e parti, di modo che, una parte essendo superiore all'altra, quella che rimase perditrice, essendo priva d'animali né potendo piú dimorar nella campagna, si ridusse insieme e fabricò questa città. La quale è posta in un bellissimo piano, e le passa da vicino un fiume non molto grande. D'intorno circa a tre miglia sono molti giardini, che fanno perfettissimi frutti, massimamente cotogni molto grossi e odoriferi, e mele granate che sono maravigliose e di grandezza e di bontà, perché non hanno osso alcuno, e si vendono per vilissimo prezzo. Anco susini damasceni e bianchi vi sono in gran quantità, e giuggiole, quali l'inverno mangiano secche, e buona parte ne portano a Fessa a vendere. Hanno anco copia assai de fichi e uva di pergola, ma le mangiano fresche, perché il fico, se lo vogliono seccare per conservarlo, getta fuori come una farina, e l'uva anco non è buona quando è secca. E hanno tanta quantità di crisomele e di persiche che quasi le gettano via: egli è ben vero che le persiche non sono molto buone, ma piene d'acqua e d'un color quasi verde. Olive nascono in infinito, e vendesene per un ducato e mezzo un cantaro, che sono cento libbre italiane. In fine il terreno della detta città è molto fertile. Di lino vi si cava una mirabil quantità, la piú parte del quale si vende in Fez e in Sela.
      La città di dentro è bene ornata, ordinata e fornita di tempii bellissimi, e vi sono tre collegii di scolari e circa a dieci stufe molto grandi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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