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      In ciascuno ancora di questi tempii è una torre, dove vanno quelli che hanno di ciò cura a gridar e nunziar le ore diputate all'orazioni ordinarie. Né v'è piú che un sacerdote per tempio, a cui tocca a dire la detta orazione, e ha cura dell'entrata del suo tempio, cioè tenendovene diligente conto dispensarla ai ministri del detto tempio, come sono quegli che tengono la notte le lampade accese, e quegli che sono diputati alle porte, e quegli altri che hanno cura nella notte di gridar su la torre il tempo delle orazioni: percioché quello che grida il dí non ha salario alcuno, ma bene è libero da ogni decima e pagamento che si sia.
      È nella città un tempio principale, il quale è chiamato il tempio del Caruven, il qual è un grandissimo tempio e tiene di circuito circa a un miglio e mezzo. Ha trentuna porta, grandissima e alta ciascuna; il coperto è lungo circa a centocinquanta braccia di Toscana, ed è largo poco meno d'ottanta; la sua torre, ove si grida, è similmente altissima; e il coperto è per lunghezza appoggiato sopra trentotto archi, e per larghezza sopra venti. E d'intorno, cioè da levante, da ponente e da tramontana, sono certi portichi, largo ciascuno trenta braccia e lungo quaranta; sotto a questi portichi sono magazzini, ne' quali si serba l'olio, le lampade, le stuore e l'altre cose necessarie al detto tempio. Nel quale ogni notte s'accendono novecento lampade, percioché ogni arco ha la sua lampada, massimamente l'ordine degli archi che corre per mezzo il cuore del tempio, perché quel solo ne ha da centocinquanta lampade; nel qual ordine sono certi luminari grandi fatti di bronzo, ciascuno de' quali ha luoghi per millecinquecento lampade, e queste furon campane di certe città di cristiani, acquistate da alcuni re di Fez.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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