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      E ogni dí vi si veggono 500 some di carote e di navoni, e alle volte piú, e vendesene infinita quantità. Ma quantunque elle siano nel pregio ch'io dico, nondimeno si sogliono vender per vilissimo prezzo, cioè trenta o almeno venti libbre al baiocco; e la fava fresca alla stagione si vende a buonissimo mercato. D'intorno sono botteghe dove si vendono certi vermicelli, e altre dove si fanno alcune pallotte di carne pesta e fritta in olio con assai quantità di spezie, e ogni pallotta è grossa come un fico comun, e vendesi sei quattrini la libra; ma sono fatte di carne magra di bue.
      Oltre a questa piazza è verso tramontana la piazza degli erbolai, i quali vendono cavoli, rape e altre erbe che si mangiano insieme con la carne, e sono circa a quaranta botteghe. V'è poi la piazza del fumo, cioè dove si vendono certi pani fritti in olio, simili a quel pan melato che si vende in Roma. E questi tengono nelle lor botteghe molti strumenti e molti garzoni, percioché lo fanno con molto ordine, e vi si vende ogni giorno gran quantità di detto pane, perché si usa a mangiarlo per digiunare, massimamente i dí delle feste e avanti a quelli del digiuno; e se lo mangiano in compagnia della carne arrosto o con melle, o con certa brutta minestra fatta di carne pesta, la qual doppo cotta pestano un'altra fiata e ne fanno la detta minestra liquida, e la tingono con terra rossa. L'arrosto quivi non si cuoce nello schidione, ma fanno due forni l'uno sopra l'altro e pongono fuoco in quel disotto, e come quel disopra è ben riscaldato vi pongono dentro i castrati interi, per certa buca fatta dal disopra, perché il fuoco non offenda loro la mano.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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