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      E nella beccaria non si ammazzano le bestie, ma in un macello che è a canto il fiume, e ivi le scorticano, e fannole portare alle loro botteghe da certi facchini diputati al detto macello; ma prima che ve le facciano recare bisogna loro appresentarle dinanzi al capo dei consuli, il qual le fa vedere e dà a quelli una poliza, nella quale è scritto il prezzo che si ha a vender la carne. E questa poliza è tenuta dal beccaio appresso la carne, acciò che ciascuno la possa vedere e leggere parimente.
      Oltre ai beccai è la piazza nella quale si vendono i panni di lana grossi del paese, e sono circa a cento botteghe. E se alcuno porta a vendere qualche panno, bisogna che lo dia a uno incantatore, il quale se lo reca in spalla e va gridando il prezzo di bottega in bottega, e sono gl'incantatori sessanta. Cominciasi a far l'incanto doppo mezzogiorno fino alla sera tardi, e si paga all'incantatore due baiochi per ducato, e i mercatanti di questo esercizio fanno gran faccende. Sono dipoi quegli che puliscono l'armi, come sono spade, pugnali, partigiane e tai cose; e v'ha di coloro che le puliscono e insieme vendono. Poi sono i pescatori, i quali pescano nel fiume della città e in quello di fuori, e vendono per vil prezzo molti buoni e grossi pesci, il che è tre quattrini la libbra. Si suole pigliar gran quantità d'un pesce che in Roma si chiama laccia, e ve ne incominciano a pigliar dal principio d'ottobre per insino all'aprile, come particolarmente si dirà dove ragionaremo dei fiumi. Doppo questi sono quegli che fanno le gabbie per le galline, e fannole di canne.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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