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      La piazza è divisa come da quindici contrade. Due sono per li calzolai che fanno le scarpe ai gentiluomini, né ve ne possono portar di quella sorte e bellezza né artigiani, né soldati, né cortigiano alcuno. Altre due sono tenute dai setaiuoli: una parte è di quelli che vendono i cordoni per li cavalli, fiocchi e altri ornamenti, e sono circa a cinquanta botteghe; l'altra è di coloro che vendono la seta tinta, per lavori di camicie, di origlieri e di tai cose, e sono circa altretante botteghe. Appresso questi sono alcuni che fanno certe cintole da donne di lana, e sono grosse e brutte; alcuni altri le fanno di seta, ma sono della medesima bruttezza, percioché esse sono fatte in treccia e grosse quanto due dita di uomo, talmente che potrebbono di leggiero tener legata una barca. Doppo queste sono altre due contrade dove stanno i mercatanti de' panni di lana, cioè di quelli che vengono d'Europa, e sono questi mercatanti tutti granatini; quivi ancora si vendono panni di seta, berrette e sete crude. Piú oltre sono quelli che fanno i materazzi e i guanciali per la state e certi drappetti di cuoio. Appresso è il luogo dei gabellieri, percioché similmente i detti panni si vendono a modo d'incanto, e quei che hanno cura di ciò gli portano prima a sigillare a' detti gabellieri, e poi li vanno incantando fra li detti mercatanti; e sono circa sessanta incantatori, e si paga per ogni panno un baiocco. Piú oltre sono tre contrade dove stanno i sarti, doppo i quali v'è una contrada di alcuni che fanno certe treccie nel capo dei panni che si mettono in testa.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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