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      Il castellano di Fez, quando avviene che egli faccia qualche segreta giustizia, fa gettare i corpi de' rei nelle dette fosse, perché è una porticella secreta nella rocca che a quei luoghi risponde. Quivi è il giuoco de' barri, ma non vi si giuoca se non a dadi. Quivi ciascuno può vender vino, far la taverna e publicamente tener meretrici: onde si può dire che il detto borgo sia il ricetto di tutta la sentina della città. E poi che sono passate le venti ore, in tutte le botteghe un solo non si vede, perché ciascuno si dà ai balli, ai giuochi, alle lussurie e alle imbriacaggini.
      V'è un altro borgo della detta città dove abitano gli infermi di lepra, il quale fa circa a dugento case. E questi infermi hanno il lor priore e capo, che raccoglie l'entrate di molte possessioni donate loro per l'amor di Dio da gentiluomini e altri, e sono serviti di maniera che di niuna cosa hanno bisogno. E questi priori hanno cura di tener la città netta di cotali infermi, e anco autorità, come cognoscono alcun che sia ammalato di tal male, di farlo menar fuori della città e farlo abitar in detto borgo; e se alcun muore senza erede, l'una metà del suo avere compartono alla comunità del borgo, l'altra è di colui che dà l'indizio di ciò; e se 'l leproso avesse figliuoli, la roba è de' figliuoli. È da sapere che nel numero di tai infermi leprosi s'includono ancora quei che hanno alcune macchie bianche sul corpo e altre incurabili infermità.
      Oltre a questo borgo un altro, ve n'è, dove abitano molti mulattieri, pignattari, muratori e legnaiuoli; il borgo è picciolo e fa circa a centocinquanta fuochi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





Fez Dio