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      Ne donano ancora a tutti quelli che si ritruovano presenti; ma le sardelle essi l'insalano, e le mandano ai monti. Dentro la città c'è una bella e lunga contrada abitata da giudei, e dove si vende il vino: a tutti gli abitatori il vino pare divino liquore, e quasi ogni sera a' tempi buoni vanno nelle loro barchette dilungandosi molto spazio da terra, e il solazzo che prendono si è il bere e il cantare.
      V'è pure nella città una bella rocca, ma non molto forte, nella quale abita il signore, e fuori di lei il detto signore ha similmente un palazzo con un bellissimo giardino. Fuori ancora di lei, a canto la marina, v'è un piccolo arsenal dove si suol fare qualche fusta o galea e qualche barca, percioché il signore e i cittadini usavano d'armar certe fuste, e le mandavano ai paesi de' cristiani faccendo loro di gran danni. Per il che don Ferrando sopradetto re di Spagna mandò fuori una sua armata, la quale prese un'isola posta al dirimpetto di questa città e da lei discosta circa a un miglio, e quivi fece fare una fortezza sopra un scoglio, fornendola di soldati, di vettovaglie e di buonissime artiglierie, le quali tanto molestavano quei della città che nelle strade e nel tempio uccidevano degli uomini. Il signore addimandò soccorso al re di Fez, il quale mandò all'isola molti fanti: ma furono malmenati e parte crudelmente uccisi, parte presi, e parte ritornarono feriti a Fez. I cristiani tennero quest'isola due anni, dipoi, per trattato d'un soldato spagnuolo, il quale uccise il capitano che gli aveva vergognato la moglie, venne in mano de' Mori, e tutti i cristiani furono tagliati a pezzi, eccetto colui che tradí l'isola, il quale ne fu assai ben premiato dal signore di Bedis e dal re di Fez.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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