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      V'è una gran regione, o contrada che dire la vogliamo, nella quale si stanno molti giudei quasi tutti egualmente ricchi, e portano in capo dolopani gialli per esser conosciuti dagli altri; ma un tempo questi giudei furon ricchissimi, percioché nella morte del re Abuhabdilla furono saccheggiati, nell'anno novecentovintitre di legira, onde oggi sono divenuti quasi mendichi. Sono nella detta città molti fonti, ma i capi sono di fuori, di maniera che con poca fatica dai nimici possono esser loro levate l'acque. Le mura di lei sono molto alte e forti, le quali danno l'entrata per cinque molto commode e ben ferrate porte: e in queste sono le loro loggette, dove si stanno gli uficiali, i guardiani e i gabellieri. Nella parte di mezzogiorno è il palazzo reale, cinto intorno d'altissimi muri a guisa d'una fortezza, dentro il quale vi sono molti altri palazzetti con li loro giardini e fonti: e tutti sono fabricati superbamente e con bellissima architettura. Ha due porte, una verso la campagna, cioè scontro al monte, e l'altra dentro della città, dove sta il capitano della guardia. Di fuori della città sono bellissime possessioni con bellissime case, nelle quali sogliono abitare i cittadini al tempo della state con molto loro diporto, percioché, oltre alla piacevolezza del sito, vi sono acque fresche di pozzi e di fontane vive. Quivi sono bellissimi pergolati d'uve d'ogni colore e di sapor delicatissimo; quivi ciriegie d'ogni qualità, e in tanta copia che io non ne viddi altrove altretante giamai; quivi fichi dolcissimi, i quali sono negri, grossi e molto lunghi: questi si sogliono seccare e mangiarsi il verno; quivi persiche, noci, mandorle, melloni, cetrioli e diversi altri frutti.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





Abuhabdilla