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      Nella detta città è una piazza, dove è grandissima quantità di botteghe di mercatanti di sí fatte tele, i quali sono tenuti per li piú ricchi di Tunis. Sonvi ancora altri mercatanti e artigiani, come speziali e quei che vendono gli sciloppi e i lattovari, profumieri, setaiuoli, sarti, sellari, pellicciai, fruttaruoli, quelli che vendono il latte, quei che fanno il pan fritto in olio, e beccai, i quali sogliono uccider maggior copia d'agnelli che d'altri animali, massimamente la primavera e la state; sono diversi altri mestieri e arti, che superfluo sarebbe a raccontare.
      Il popolo è molto benigno e amorevole, e gli artigiani e i mercanti, i sacerdoti, i dottori e tutti quelli che sono al maneggio di qualche uficio, vanno con bello abito, portando in capo certi grossi dolopani, con una lunga tovaglia che gli ricuopre. Cosí portano gli uomini della corte del re e i soldati, ma non lo cuoprono. Di ricchi vi sono pochi per la carestia del grano, quasi che 'l prezzo ordinario si è tre doble per soma, che sono quattro ducati d'Italia. E ciò avviene perché il popolo della città non può coltivare i vicini terreni, per la gran molestia degli Arabi, e il grano è condotto da lontano, come da Urbs, da Beggia e da Bona. Alcuni dei cittadini hanno certi piccoli poderetti pur vicini alla città, murati d'intorno, ne' quali fanno seminar qualche poco d'orzo o di frumento: e questi terreni vogliono essere adacquati, di maniera che in ogni poderetto è un pozzo, dal quale fanno cavar l'acqua con la destrezza di certe ruote, d'intorno alle quai sono alcuni canali fatti maestrevolmente.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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