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      La detta provincia è dominata da un potentissimo signore, che è pure della origine di Bardoa popolo di Libia, e tiene circa a tremila cavalli e di fanti quanto numero egli vuole, perché tutto il popolo è in suo servizio e lo mena dove gli piace; non gli dà gravezza alcuna, se non della decima delli frutti della terra. Questo re non ha altra intrata se non il robbare e assassinare i loro vicini che li sono inimici, e abitano oltra il diserto di Seu, e sono infiniti, li quali anticamente passavan detto diserto a piedi e rubavan tutto il regno di Borno. Ma questo re, avendo fatto venir mercatanti di Barberia a condur li cavalli, li quali barattano per schiavi, e hanno per ciascun cavallo 15 e vinti schiavi, in questo modo mette ordine di correr contra li loro inimici, e fa aspettar li mercatanti fin che 'l ritorni, li quali qualche fiata stanno due e tre mesi ad aspettare: e in questo tempo hanno sempre le spese dal re, qual, quando torna dalla correria, alle volte mena quantità sufficiente per pagar li mercatanti, e alle volte bisogna che li mercatanti aspettino l'anno futuro, non avendo schiavi da pagarli, perché non può fare questa correria senza pericolo se non una volta l'anno. Quando io fui in questo regno, vi trovai molti mercatanti disperati che volevan lasciar la pratica di mai piú tornarvi, essendo stati un anno ad aspettar il pagamento. E tutta volta il re dimostra esser ricco e possessore d'un infinito tesoro, percioché io ho veduto tutti i fornimenti dei suoi cavalli, come sono staffe, sproni, briglie e morsi, tutti d'oro, e le scodelle e catini nei quali egli mangia e bee similmente per la maggior parte esser d'oro, cosí le catene dei cani del re tutte di finissimo oro: nondimeno egli, come s'è detto, è avarissimo, e dà piú volentieri in pagamento schiavi che oro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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