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      Cosí l'uso ne forma una natura, che esso dapoi in alcun tempo non lascia. Molte altre cose potrei dire del detto animale, le quali per non v'infastidire lascio da parte.
     
     
      Cavallo barbero.
     
      Questi cavalli sono detti nell'Italia e parimente in tutta l'Europa barberi, percioché vengono di Barberia, e sono d'una spezie che si genera in quei paesi. Ma quelli che hanno sí fatta oppenione s'ingannano, percioché i cavalli comuni di Barberia sono come gli altri, ma questi cosí agili e correnti vengono chiamati nella lingua arabica, cosí in Soria, in Egitto, in Arabia Diserta e Felice e in Asia, cavalli arabi. E tengono gli istorici che questa sorte fosse di cavalli salvatichi che andavano errando per li deserti di Arabia, e che da Ismahel in qua gli Arabi gli incominciassero a domesticare, in tanto che crebbero in quantità e n'empierono l'Africa. La quale openione si conosce esser vera, percioché se ne veggono ancora oggidí non pochi di questi cavalli salvatichi per li diserti d'Arabia e d'Africa, e io ancora ne viddi un piccolo puledro nel diserto di Numidia, di pelo bianco e con i crini ricci sopra il collo. La maggiore esperienza nel corso che si possa fare d'uno di questi cavalli, si è quando essi giungono una fiera detta lant, overo uno struzzo: e se riescono in una di queste due esperienze, allora il cavallo è apprezzato il valore di mille ducati o per cento camelli. E pochi se ne truovano in Barberia, ma gli Arabi del diserto e i popoli di Libia, che usano di allevarne molti, non gli cavalcano nei viaggi né gli adoperano nelle battaglie, ma solamente nelle caccie.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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