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      Ben vi dico che alla larga, dove non fossero arbori, niuno uomo non oseria accostarsi a lui, perché non corre tanto niuno uomo che lo elefante, solo a non si mover del suo passo, non lo aggiungesse. Questo ho udito raccontar a molti Negri; ma non è però l'elefante feroce animale che vada all'uomo, se da lui non è attentato. E questo piccolo elefante viddi io morto in terra, il dente lungo del quale non era oltra tre palmi, e di questi tre un palmo si raccoglieva nella mascella, sí che non poteva avere salvo duoi palmi di dente: e questo era segno che l'era giovanetto, dico rispetto quelli che hanno i denti da dieci in dodici palmi lunghi. E per piccolo che fosse, noi giudicammo che l'avesse carne per cinque in sei tori de' nostri.
      Questo elefante mi fu donato per questo signore, cioè che tolesse di esso quella parte ch'io volessi, e il resto fosse dato a quelli cacciatori per mangiare. Onde, intendendo io che la carne di quello se mangiava per i Negri, ne feci tagliare un pezzo, del qual ne mangiai nel navilio a rosto e a lesso, per provar piú cose e per poter dire che avea mangiato della carne d'uno animale che non avea mangiato alcuno della mia terra: la qual carne in effetto non è troppo buona, e mi parse dura e dissavida, cioè di poco gusto. E portai etiam uno de' suoi piedi e parte della tromba al navilio, e anche trassi molti de' suoi peli del corpo, ch'erano negri e lunghi un palmo e mezzo e piú e molto grossi. Le qual cose, insieme con parte di quella carne che fu insalata, appresentai poi in Spagna al prenominato signore don Henrich, che la ricevette per gran presente, per esser le prime cose che l'avea avute di quel paese, discoperto per sua industria.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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