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      In quello emispero adunque considerai con diligenzia alcune cose, le quali contradicono alla openione de' filosofi, percioché sono contrarie e del tutto repugnanti. E fra le altre viddi l'iride, cioè l'arco celeste, bianco quasi nella mezanotte, percioché secondo il parer di alcuni prende i colori dai quattro elementi, cioè dal fuoco il rosso, dalla terra il verde, dall'aere il bianco e dall'acqua il celeste. Ma Aristotele nel libro intitolato Meteora è di openione molto diversa, percioché egli dice l'arco celeste esser un ripercotimento di razzo nel vapore della nuvola postagli all'incontro, sí come lo splendore splendente nell'acqua riluce nel parete: ritornando in se stesso, con la sua interposizione tempera il caldo del sole, e col risolversi in pioggia rende fertile la terra, e con la sua vaghezza fa bello il cielo. Dimostra che l'aere abbonda di umidità, onde quaranta anni innanzi la fine del mondo non apparirà, il che sarà indizio della siccità degli elementi. Annoncia pace fra Dio e gli uomini. Sempre è all'opposito del sole: non si vede mai nel mezogiorno, percioché il sole non è mai nel settentrione; nondimeno Plinio dice che dopo l'equinozio dell'autunno appare da ogni ora. E questo ho cavato dal commento di Landino sopra 'l quarto libro dell'Eneide, accioché niuno sia privato delle sue fatiche e a ciascuno sia reso il proprio onore. Io vidi il predetto arco due o tre volte; né io solo posi mente a questo, ma anche molti marinari sono a favore di questa mia openione.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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