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      Come furono assaliti da una terribilissima fortuna, per la qual non avevano altro rimedio che raccomandarsi a Dio, e come li venne a manco la vettovaglia.
     
      Adí 20 del detto, partimmo un'altra volta da Monzambique, e adí 25 detto andammo a riconoscer terra, e trovammo esser discosta circa a 30 o 35 leghe. E andammo cosí per afferrar Monzambique, una volta al mare e una volta alla terra, fino alli 31 del detto mese, che l'ammirante e la flotta tornò a rientrare in detto porto per correggere la Lionarda, ch'era aperta. E noi, che eravamo nella nave di Ruy Mendez de Brito, entrammo in detto porto di Monzambique adí primo di giugno, perché facemmo in uno gomito di mare correggere la nave, che non poteva navigare, rispetto a uno gran colpo che nel pelago del mare ci dette una notte la Lionarda: e fu una domenica notte dopo detta la Salve, adí 28 di maggio, dove non era modo di potersi salvare, salvo, come piacque a Dio, per via di miracolo e non per via naturale. E questo è noto e certo a tutti noi ch'el vedemmo, perch'el mare era tanto alto, furioso, che per regola naturale non potevamo scampare. Noi fornivamo apunto di dar volta, e la detta nave portava le sue vele quasi imbroccate; e ancora che siam peccatori, non piacque al nostro Signore che ci mettessi in fondo di mare. E come ci toccò, ci levò un pezzo del castello di prua, e attraversoronsi le nostre con le sue sartie, di modo che le navi erano afferrate insieme e, nel frustarsi l'una con l'altra, per la forza che menava il mare, si rompeva di ciascuna nave assai legname delle opere morte, ch'era cosa assai paurosissima e gran dolore di cuore a udire e vedere, perché il mare era molto terribile e grande.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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