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      Il sabbato si partimmo, e camminammo fino alla mezzanotte, e intrammo nella città del Ziden.
     
     
      Del Ziden, porto della Mecca, e del mar Rosso.
     
      Questa città non ha mura intorno né fossa, ma ha bellissime case all'usanza della Italia. Diremo di lei brevemente. Detta città è di grandissimo traffico, perché qui arriva una gran parte di tutte le nazioni del mondo, eccetto cristiani e giudei, che non vi ponno venir sotto pena della vita. Quand'io fui giunto nella detta città, subito me ne andai nella moschea, cioè al tempio, dove erano ben 25 mila poveri, che stavano aspettando qualche patron di nave che li levasse al suo paese. E io fra quelli mi mescolai, ascondendomi in uno cantone del detto tempio, e lí mi fermai per 14 giorni: tutto il dí stava gittato in terra coperto con li miei vestimenti, e di continuo mi lamentava, come s'io avessi avuto grandissima passion di stomaco o di corpo. Li mercadanti udendomi dicevan: «Chi è quello che si lamenta?» Dicevano li poveri che mi stavano a canto: «Egli è un povero Moro che si muore». La sera al scuro usciva fuori della moschea e andava a comprar da mangiare: se io aveva appetito, lassolo giudicare a voi, perché non mangiava se non una volta al giorno, e ben male.
      Questa città si governa per il signore del Cairo, e vi è signore uno fratello del soldano della Mecca, li quali sono sottoposti al gran soldano del Cairo. Qui non accade a dir molto, perché sono Mori. La terra non produce cosa alcuna, e ha grandissima carestia d'acqua dolce; il mare batte nelle mura delle case.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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