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      Con grandissima fatica intrammo in un porto d'una città chiamata Zeila, e lí stemmo cinque giorni, per vederla e per aspettar il tempo a nostro proposito.
     
     
      Di Zeila, città d'Etiopia, e dell'abbondanzia e animali di essa città.
     
      La città di Zeila è di grandissimo traffico, massime d'oro e di denti d'elefanti; quivi anco si vende grandissima quantità di schiavi, i quali sono di quelli del Prete Ianni, che li Morí pigliano in guerra, e di qui si portano nella Persia, nell'Arabia Felice e alla Mecca e al Cairo e in India. In questa città si vive molto bene e fassi gran iustizia. Qui nasce molto grano e molta carne, olio in molta quantità, fatto non di olive ma di zerzilino, e di mele e cera in assai gran copia. Quivi si trova una sorte di castrati i quali hanno la coda che pesa venticinque o ventisei libbre, e hanno il collo e la testa tutta negra, il resto poi tutto bianco; vi sono ancora certi altri castrati tutti bianchi, che hanno la coda lunga un braccio e ritorta a modo di vite, e hanno la collarina come un toro, che quasi tocca terra. E in questo luoco trovai certa sorte di vacche che avevano le corna come un cervo, e sono salvatiche, le quali furono donate al soldano della detta città. Viddi poi altre vacche le quali avevano solo un corno nella fronte, di lunghezza d'un palmo e mezzo, e il detto corno guarda piú verso la schiena della vacca che non guarda innanzi: il color di queste è rosso, e quelle di sopra sono negre. In questa città è un buon vivere, e qui stanno molti mercadanti.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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