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      E dicevano guardare la natività e passione di Cristo, e facevano la nostra quaresima e molte altre vigilie infra l'anno. Questi cristiani non portano scarpe, ma portano alcuni calzoni di seta fatti ad usanza di marinari, li quali calzoni sono tutti pieni di gioie, e nelle mani portano molte gioie. Costoro mangiano in tavola ad usanza nostra, e mangiano d'ogni sorte di carne. Dicevano ancora questi che alli confini de' Rumi, cioè del gran Turco, vi sono grandissimi re cristianiDopo il molto ragionare con questi, alla fine il mio compagno mostrò loro la mercanzia sua, fra la quale v'erano certe belle grampe e grandi di coralli. Visto ch'ebbero quelle grampe, ne dissero che se volevamo andare ad una città, dove loro ne menariano, che li bastava l'animo farne avere diecimila ducati per quelle, overo tanti rubini che in Turchia valeriano centomila ducati. Rispose il mio compagno ch'era molto contento, pur che si partissero presto de lí. Dissero li cristiani: «Di qui a duoi giorni si parte una nave, la quale va alla volta di Pegu, e noi abbiamo ad andare con essa. Se voi volete venire, vi condurremo volentieri». Udendo noi questo, ci mettemmo in ordine e montammo in nave con li detti cristiani e con alcuni altri mercatanti persiani. E perché avemmo notizia in questa città che quelli cristiani erano fidelissimi, prendemmo grandissima amicizia con loro; ma innanzi la partita nostra di Banghalla, vendemmo tutto il resto della mercanzia salvo li coralli e il zaffarano e due pezze di rosato di Fiorenza.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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