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      Le genti di questa sono gentili e sono uomini da bene; il color suo è piú bianco che d'altra sorte, l'abito loro è una camicia di bombagio e alcuni vanno vestiti di ciambellotto; alcuni portano berrette rosse. In questa isola si fa grandissima iustizia. E ogni anno si carica assaissima quantità di canfora, la qual dicono che nasce ivi e che è gomma di arbori: se cosí è io non l'ho vista, però non l'affermo. Quivi il mio compagno noleggiò una navetta per cento ducati.
     
     
      In che modo li marinari si governano, navigando verso l'isola Giava.
     
      Fornita che fu la noleggiata nave di vettovaglia, pigliammo il nostro cammino verso la bella isola chiamata Giava, alla quale arrivammo in cinque giorni, navigando pure verso mezzogiorno. Il padrone di detta nave portava la bussola con la calamita ad usanza nostra, e aveva una carta, la qual era tutta rigata per lungo e per traverso. Dimandò il mio compagno alli cristiani: «Poi che noi abbiamo perso la tramontana, come si governa costui? Evvi altra stella tramontana che questa, con la qual noi navighiamo?» Li cristiani ricercorono il padron della nave questa medesima cosa, ed egli ci mostrò quattro o cinque stelle bellissime, infra le quali ve n'era una qual disse ch'era all'incontro della nostra tramontana, e ch'egli navigando seguiva quella, perché la calamita era acconcia e tirava alla tramontana nostra. Ci disse ancora che dall'altra banda di detta isola verso mezzogiorno vi sono alcune genti, le quali navigano con le dette quattro o cinque stelle che sono per mezza la nostra tramontana; e piú ci disse che di là dalla detta isola si naviga tanto che trovano che il giorno non dura piú che quattro ore, e che ivi era maggior freddo che in luogo del mondo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





Giava Giava