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      E fummo costeggiando fino a Goa, pigliando in essa e in queste fortezze di Calicut e Canonor vettovaglie per un anno. Partimmo poi della città e isola di Goa, alli otto di febraio 1516, e de lí traversammo per il mar Indico all'isola di Soquotora in ventidua giornate, che sono trecentoventi leghe a modo di ponente. La qual è in tredeci gradi di altezza, terminata da levante e mezzodí dal mare, e da ponente dal capo di Guardafuni, ch'è l'ultima terra di Etiopia, nel principio del sino Arabico distante dall'isola trenta leghe, in latitudine di dodici gradi, il quale gli antichi chiamano Zinghis Promontorium, e da esso tutti e' naturali di questa costa sono Zinghi sino al presente giorno denominati. Da settentrione alla detta isola giace la costa di Fratacchi, nell'Arabia Felice, a quaranta leghe.
      Questa isola di Soquotora è in circuito quindeci leghe, e mi pare, quando Tolomeo compose la sua Geografia, che era incognita appresso de' naviganti, come molt'altre per decorso del tempo per questa navigazione novamente discoperta: il che non è di maraviglia, non essendo di costume a que' tempi discostarsi molto dalla terra. Questa è abitata da pastori cristiani, che vivono di latte e butiro, che qui n'è grandissima abbondanzia; il lor pane sono dattili. Nella medesima terra è alcuno riso, che d'altre parti si naviga. Sono di natura Etiopi, come i cristiani del re David, con il capello alquanto piú lungo, nero e riccio; vestono alla moresca, con un panno solamente atorno le parti vergognose, come costumano in India, Arabia ed Etiopia, massime la gente populare.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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