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      All'ultimo, non prestando il capitano fede a cosa che egli dicesse, gli fece requisizione per parte d'Iddio e del re di Portogallo, in publico, per mano dello scrivano della nave, al quale il capitano rispose che non levava reggimento del capitano maggiore di cosa nissuna, e se in questo andare e mandare risultasse alcuno inconveniente, ne poteva di esso dare buon conto: e per questo lasciò tal impresa, tanto facile a darli effetto, restando il tutto confusa e senza alcuna conclusione.
      E stando già con determinazione di partire per l'isola di Cameran e di lí per l'India, i Mori di Dalaccia ci dettono nuove l'armata essere in detta isola di Cameran, e già sendo securi che non aveva a venire a Dalaccia, cominciarono simulatamente a ricalcitrare e mostrar che non curavano tanto della nostra amicizia come prima. Dipoi avemmo vista di due caravelle nostre, che venivano dalla isola di Cameran, ispedite dal capitan maggiore, le quali il giorno seguente comparsono nel porto dove stavamo sorti; e li capitani di esse vennero alla nostra nave con grandissima allegrezza e piacere di tutti universalmente, loro per trovarci, che ci giudicavano per perduti, e noi per il desiderio che tenevamo di saper nuove dell'armata. Le dette caravelle venneron con intenzione di scoprire i porti de' cristiani, e levavano tre uomini, fra li quali era un Moro di Granata, astutissimo e di grandissima pratica, il quale il signor Alfonso d'Alburquerque aveva tenuto in ferri molto tempo, parendogli che con la sua astuzia poteva fare alcuna revoluzione nell'India contro a' cristiani.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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