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      E dicendo Framasqual ch'eravamo fuori di strada, e non sapeva perché costui faceva questo, tutti cominciammo a gridare, perché esso ne menava per monti a perderci e rovinare tutto quello che portavamo, lassando le strade maestre. Udendo Matteo li nostri lamenti, e che tutti gli eravamo contrarii, dette volta e fu forza circondare una montagna, per venir sopra la strada maestra, piú di sei miglia; e avanti che a quella arrivassimo, venne un'angoscia a Matteo, di sorte che pensammo che fusse morto, perché gli durò per ispazio di una ora. E tornato in sé, pregammo duoi uomini che l'aiutassero a stare sopra la mula, e noi demmo volta, tanto che arrivammo alla strada maestra, dove trovammo una carovana de camelli e genti che venivan da Ercoco, perché non camminano se non in carovana per paura dei ladri. Dormimmo tutti in un bosco dove vi era acqua, il quale era luogo ordinario per alloggiar carovane, e il detto Framasqual con esso noi, tenendo noi e quei delle carovane tutta notte guardie, per tema delle fiere.
      Partimmo di quel luogo l'altra mattina, camminando sempre sopra fiumi e torrenti secchi, e da una parte e l'altra erano montagne altissime, con gran boschi d'arbori di diverse sorti, bellissimi e altissimi, la maggior parte senza frutto: e fra quelli n'erano alcuni i quali cognobbi che si chiamano tamarindi, e fanno graspi come di uva, che sono fra' negri apprezzati, perché fanno di quelli vin garbo e ne portano a tutte le fiere, sí come fanno delle uve passe. Li fiumi e strade ove andavamo si dimostravano alte e dirupate, il che nasce per la furia dell'acqua dei nembi e temporali mischiati con tuoni, le quali acque non impediscono il camino, secondo ne dissero: e noi il vedemmo in altre parti simili.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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