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      Portano certe cappe di seta non troppo ben fatte, perché non sono piú di quello che è la larghezza della pezza del damasco, o di qual altra seta si voglia da alto fino a basso, e davanti al petto una traversina: e da ambe le bande vi è aggiunto un pezzo di qualche altro panno di ciascun colore, ancora che non si confaccia col principale, e del detto panno principale si strascinano dietro quasi un braccio per terra.
      Questa processione fanno dentro del circuito che tengono come claustro, la qual finita, in detti giorni di sabatto e domenica e delle feste, quello che ha da dir messa con altri dui entrano nella cappella e cavano una imagine della nostra Donna, che hanno sopra una ancona vecchia (e in tutte le chiese vi son di queste ancone), e si mette nella crociara, stando con la faccia verso la porta principale, e tiene in mano questa immagine avanti il petto; e quelli che gli stanno dalle bande tengono candele accese in mano. E poi gli altri che gli sono davanti cominciano a cantare in modo di prosa, e vanno tutti gridando e ballando come se fussero in un ballo di villa, e andando avanti l'imagine con quel suo cantare o prosa, suonano le campanelle piccole e cimbali col medesimo suono; e ogni volta che tocca a uno di passar avanti l'imagine, gli fanno gran riverenzia, che pare a chi li vede che la facciano con gran desiderio di divozione, e cosí portano in questa festa croci e turriboli come in processione. Compito questo (che dura gran pezzo) salvano l'immagine, e poi vanno a una casetta ch'è verso tramontana e quella parte dove si dice l'Evangelio secondo la nostra messa (è fuora del circuito), nella quale fanno l'ostia, che essi chiamano corbon, e portano croci, turriboli e campanelle: e di quivi cavano una focaccia di farina di formento azima fatta allora, molto bianca e molto bella, di grandezza e rotondità di una gran patena, in questo monasterio che vi è poca gente; ma nelli altri monasteri e chiese, che ne sono assai, fanno questa focaccia grande e piccola secondo il numero delle genti, perché tutti si comunicano e secondo la grandezza cosí fanno la grossezza di mezzo dito o di un dito o di piú del dito grosso.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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