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      E di quivi partimmo alli 3 d'agosto, con gran tuoni e con un verno terribile di grandissime pioggie, e camminammo lo spazio di tre miglia per campagne lavorate, poi cominciammo a descendere al basso per strada molto aspra e sassosa e molto pendente per spazio d'altrotanto cammino. E andammo la sera a dormire nel cimiterio d'una chiesa, dove stemmo con gran paura delle tigri, e molto travagliati dall'inverno e pioggie. Partendoci il giorno seguente, camminammo per aspre montagne piene di boschi e arbori senza frutto, ma tutti verdissimi e belli e da noi non conosciuti, e arrivammo ad un fiume che, per essere il verno, era grande e pericoloso da passare, il qual si chiama Marabo: e sopra questo è posto il luogo di Barua, come abbiamo detto di sopra, e corre verso il Nilo; e sopra questo fiume si termina il paese del reame di Barnagasso e comincia quello di Tigremahon. E da questo fiume infino al luogo dove noi dormimmo son circa sei miglia, e quantunque le montagne siano aspre e piene di boschi, pur sono abitate da assai popolo, e vi si trovano assai luoghi coltivati.
     
     
      Come Tigremahon mandò un suo capitano a cercar la robba dell'ambasciadore;
      e delli edificii che nel primo luogo trovammo.
      Cap. XXXV.
     
      Arrivati alla fiumara, quei che erano con noi scaricorno la robba, e subito dall'altra banda del fiume sentimmo gran rumori di tamburi e di gente. Addimandammo che cosa era, ci fu risposto che era un capitano di Tigremahon che veniva per portarci la robba: e noi passato il fiume trovammo una bella gente, la quale ci veniva a cercare, e potevano essere da 600 in 700 uomini.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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