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      L'entrata di questa concavità è da levante, e le cappelle sono voltate verso detta entrata; e come è passata terza non vi si vede lume, e dicono l'ufficio a lume di candele. La chiesa ha 200 canonici, e non vi sono frati, ma ha il suo licanate, e ha grandissima entrata di possessioni: ed essi stanno come gentiluomini onorevoli per la lor ricchezza. Chiamasi questa chiesa Imbra Christos, che vuol dire «Cammino di Cristo». Entrando in questa grotta si vedeno in faccia le dette cappelle, e a man destra vi sono due camerette ben dipinte, le quali dicevano che le aveva edificate un re, che quivi era stato a far la vita sua e che fece far la chiesa. Entrando a man sinistra vi sono tre sepolture onoratissime, e in tutta la Etiopia non ho vedute altre tali, fra le quali ve ne è una principale e molto alta, la quale ha cinque scalini d'intorno, intonicata tutta di calcina bianca, ed era coperta con un gran panno di broccato e di velluto della Mecha, cioè divisato, un di broccato e uno di velluto, ed era tanto grande che per ogni banda toccava terra: il qual panno l'avevano posto in quel giorno sopra la detta sepoltura, perché era giorno della sua festa, e questa sepoltura fu di quel re che abitò quivi, qual si chiamava Abram. Le altre sono al medesimo modo di questa, salvo che una ha tre e l'altra quattro scalini; tutte stanno in mezzo della detta grotta. La piú grande è di un patriarca che venne di Gierusalem a visitare il detto re per la sua santità, e quivi morendo fu sepolto. La picciola è di una figliuola del detto re, il quale dicono che era stato piú di XL anni sacerdote da messa, e ogni giorno quivi la celebrava: il che trovai in un libro di questa chiesa, nel quale era scritta la vita di questo re.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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