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      E dato fine a questo desinare, e ringraziato che avemmo Angoteraz, ci tornammo al nostro alloggiamento.
     
     
      Come l'ambasciadore, espeditosi da Angoteraz, andò avanti, e il frate e noi altri andammo dove fummo lapidati, e di lí fummo in un paese molto fertile e dilettevole.
      Cap. LVII.
     
     
      Il lunedí mattina andammo a pigliar licenza da Angoteraz, e il frate che ne conduceva volse che dimorassimo, aspettando una mula per darla al medico nostro ch'era ferito, e appresso un asino con certe robbe che ne furono tolte nella questione fatta. L'ambasciadore non volse starci ad aspettare, ma se ne andò avanti con la sua solita compagnia, e noi restammo col frate. E come fu al tramontar del sole venne la mula e l'asino, e partimmo pensando di potere andar tanto avanti che raggiugnessimo l'ambasciadore; ma la notte si approssimava, e il frate ne condusse per un bosco foltissimo, che non sapevamo dove andassimo: e capitammo al luogo dove fummo lapidati, e quivi volse venire per far giustizia. Eravamo VIII uomini sopra mule e XV a piedi, e andammo ad alloggiare in casa d'uno di quelli principali che fecero l'insulto, e trovammo che tutti erano fuggiti sopra una montagna vicina, ma che vi era molto ben da mangiare per noi e per le mule. Stando quivi, immediate fummo lasciati soli da quelli che venivano con noi, e lamentandoci di questo, ne dicevano che bisognava far giustizia e che la mattina partiremmo: la qual venuta, ne mandorno a dire che partiremmo dopo desinare; ma vedendo che ancora non venivano, quando fu il giorno seguente ci partimmo noi soli, e andammo tanto che trovammo quelli che conducevano le nostre robbe, che andavano pianamente aspettandoci.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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